Libri: non Reperibili

«Perfetto, ci resta solo la carne. Dobbiamo prenderne un bel po’ e metterla sotto sale o affumicarla per farla durare.» Dopo aver comprato frutta e verdura, la mamma si addentrò sempre più nei meandri del mercato. Le bancarelle della carne, a quanto pare, erano situate nei pressi delle mura esterne.

«Perché ne stiamo comprando così tanta?»

«Dobbiamo prepararci per l’inverno. Essendo tardo autunno, tutte le fattorie macellano la maggior parte del loro bestiame lasciandone giusto il necessario per sopravvivere alla stagione invernale. Quasi tutta la carne viene venduta in questo periodo piuttosto che nel resto dell’anno. Inoltre, gli animali tendono a mettere su peso in vista del letargo. Sarà più facile trovare carne saporita e succulenta.»

«…Uhm, quindi il mercato chiude durante l’inverno?»

«Che domande sono? Poche colture resistono al gelo. Anche la neve rappresenta un problema per cui sono rari i mercati durante l’inverno.»

Era tutto più chiaro. Non ci avevo mai pensato. Anche in Giappone, prima della diffusione delle serre, frutta e verdura seguivano il ritmo delle stagioni e scomparivano dalle mensole dei negozi fino a quando non ritornavano nuovamente di stagione. In un’epoca antecedente all’avvento dei frigoriferi e dei congelatori era impossibile conservare il cibo allo stato originario; le persone dovevano trovare il modo per conservarlo nelle loro stesse case. In sostanza, in questo mondo, era del tutto normale acquistarlo e usare vari metodi per non farlo deperire.

Ad essere sincera, non mi ci vedevo proprio ad aiutare in quel genere di cose. Sono davvero grata per essermi reincarnata in una bambina che non verrà sgridata per non aiutare nelle faccende domestiche.

«...P-Puzza.» Più ci avvicinavamo alle bancarelle della carne più l’aria diveniva nauseante. Dovevo tapparmi il naso per resistere mentre mia madre continuava a camminare imperterrita senza battere ciglio. Non potevo crederci. La puzza era così forte che tapparmi il naso non era sufficiente; penetrava nella mia bocca ed era talmente intensa da farmi lacrimare gli occhi. Lei nonostante tutto, sembrava impassibile.

La carne ha sempre puzzato così? Eew, ho una brutta sensazione.

Raggiungemmo le bancarelle della carne: strisce di pancetta e prosciutto pendevano dall’alto, corpi di animali facilmente riconoscibili erano semplicemente scuoiati e messi in vendita. Presso le bancarelle c’erano carcasse che giacevano completamente dissanguate, appese a dei ganci, e ai cui piedi giacevano conigli ed uccelli dagli occhi spalancati.

«HIGGYAAAAAAAH!» Anche se avevo già visto immagini di animali scuoiati, l’unica carne che avevo visto dal vivo era già stata affettata e impacchettata. Le bancarelle della carne di questo mondo erano troppo per me. Sentii brividi percorrermi la schiena e lacrime fuoriuscirmi dagli occhi. Volevo chiuderli e allontanare dalla mia vista quel macabro spettacolo, ma i miei occhi restarono ben aperti come se avessi dimenticato come chiuderli.

«Myne?! Myne!» Mia madre mi scosse un po’ e mi diede un colpetto sul didietro. Un secondo dopo, vidi un maiale strillare spaventato mentre il macellaio si preparava a sgozzarlo. Tutto intorno una folla di persone sghignazzanti che aspettavano impazientemente il momento della sua morte.

«Ah!» Emisi un piccolo lamento e, proprio mentre il maiale esalava il suo ultimo respiro, persi i sensi sulla schiena di mia madre.

Sentii qualcosa in bocca. Era un liquido che odorava così tanto di alcool che quasi mi venne da vomitare. Non volevo berlo, ma il liquido inaspettatamente mi scivolò in gola. Tossendo forte mi alzai sbattendo ripetutamente gli occhi. Cough! «Ngggh!» Cough, cough!

Uhm, era dell’alcool?! Chi mai darebbe ad un’innocente bambina un alcolico tanto forte? Cosa avrebbero fatto se mi fossi intossicata?! Spalancai gli occhi e vidi mia madre stringere quella che sembrava una bottiglia di vino.

«Myne, sei sveglia? Grazie al cielo. Lo stimolante ha funzionato davvero.»

Cough! «Mamma...?»  Mi stava abbracciando con un’espressione davvero sollevata, e non potendo esprimere i miei pensieri ad alta voce, lasciatemi sfogare un po’ tra me e me.

Stimolante o meno, perché mai dare ad un bambino dell’alcol tanto forte?! E oltretutto, ad una bambina debole che è sempre malata e si è appena ripresa da una grave febbre che l’ha quasi uccisa!

«Perfetto, Myne. Ora che sei sveglia andiamo a comprare un po’ di carne.»

«Eh?!»  Scossi la testa istintivamente. Ciò che avevo visto era ancora scolpito nella memoria. Era così orribile che avrei avuto probabilmente degli incubi. Il solo pensiero mi dava i brividi. Non volevo più ritornarci. «...Uhm, mi sento un po’ male. Posso restare qui? Mamma, vai tu.»

«Come? Ma...» Aggrottò le sopracciglia.

Mi guardai intorno e decisi di chiedere aiuto alla signora anziana dietro di noi che gestiva una bancarella. Dovevo trovare un posto in cui stare prima che mia madre mi trascinasse via.

«Uhm, mi scusi, mi farebbe restare qui per un po’? Starò ferma e non le procurerò alcun fastidio.»

«Sei proprio una ragazza gentile, non è vero? Tua madre ha comprato del liquore da me. Non ci sono problemi. Signora, vada pure e finisca le sue compere. Non vorrà certo trascinare la sua bambina malata in giro e farla svenire un’altra volta?» La venditrice di alcolici, che sembrava aver venduto a mamma quello “stimolante”, ridacchiò e accettò tranquillamente la mia richiesta.

Un uomo di mezz’età che gestiva quello che sembrava un banco dei pegni, mi guardò con simpatia e mi fece un cenno: «Puoi venire dietro la mia bancarella. Nessuno ti rapirà qui.»

Andai dietro il suo bancone e mi sedetti a terra senza esitazione. Il forte alcolico di prima stava ancora circolando nel mio corpo. Sarebbe stato pericoloso andare in giro in quelle condizioni.

«Torno subito. Myne, non andare da nessuna parte, intesi?» Come mia madre si dileguò affrettandosi per finire le sue compere, mi sedetti e osservai pigramente i prodotti esposti dalle due bancarelle. Sembrava la stagione in cui aveva ricevuto nuovi carichi di vino fruttato, così cliente dopo cliente si susseguirono per acquistare piccole botti.

Non ce n’erano molti che si fermavano presso il banco dei pegni. Mhmm… Cosa potrebbero mai impegnare le persone in questo mondo? Diedi uno sguardo alle merci che mi circondavano e non sapevo per cosa venisse utilizzata più della metà.

Puntai il dito agli oggetti posti di fronte a me e chiesi all’anziano signore cosa fosse una di quelle cose. «Signore, cos’è quello?»

«Non ne hai mai usato uno prima? Questo viene utilizzato per cucire i vestiti. E questa è una trappola usata per cacciare.» Sembrando un po’ annoiato per la mancanza di clienti, era quindi ben lieto di fornirmi spiegazioni su tutto ciò che indicassi.

Quasi tutto quello che era ritenuto normale per la vita quotidiana in questa città era per me sconosciuto. Anche quando ricercavo nelle memorie di Myne, scoprivo che nemmeno a lei erano familiari, forse a causa della mancanza d’interesse che aveva nei loro confronti.

Osservai la gamma di prodotti emettendo mormorii di stupore nello scoprire i loro usi, e alla fine raggiunsi l’angolo della bancarella dove trovai un grosso e pesante mucchio di fogli legati strettamente tra loro… proprio come un libro.

La rilegatura era stata eseguita magistralmente con intagli in oro ad ogni angolo della copertina. Era spesso circa quaranta centimetri e assomigliava proprio ad uno di quei libri che avrei potuto vedere esposto in vetrina in una delle librerie in cui di solito mi recavo.

Un libro? Aspetta, è davvero un libro? Il momento in cui realizzai che quel mucchio di carta era davvero un libro, il mondo intorno a me si tinse di rosa. Il mio cuore si gonfiò di gioia e mi sentii come se le grigie nuvole che mi avevano circondato per giorni si fossero finalmente dissipate.

«Signore! Cos’è questo? Cos’è questo?!»

«Oh, è un libro.»

…Sì! Finalmente ne ho trovato uno! Qui c’è un libro! È solo uno, ma c’è! Quando mi ero ormai rassegnata al fatto che i libri non esistessero in questo mondo, ecco che finalmente ne compare uno. Guardai la pila di fogli tremando per l’emozione.

Era alquanto grosso, pesante, con decorazioni vistose. Non sarei mai stata in grado di trasportarlo con le mie braccia deboli e malate. Inoltre, sembrava davvero costoso, e sapevo con certezza che mia madre non me l’avrebbe comprato indipendentemente da quanto a lungo avessi potuto supplicarla. Ma se i libri esistevano, dovevano essercene di più piccoli e più facili da trasportare.

Mi guardai intorno e iniziai a porre domande su domande con una chiara disperazione nella mia voce. «Signore, lei sa dove vendono i libri?»

«Cosa, come in un negozio? Non ci sono negozi per i libri.» L’uomo mi guardò, sconcertato alla sola idea.

Il mio entusiasmo scemò immediatamente. «...Uhm, perché ci sono i libri, ma non negozi che li vendono?»

«Devi copiare ogni libro a mano per averne uno nuovo. Essendo molto costosi, non c’è un mercato che li vende. Anche questo libro è stato messo in pegno da un nobile per ripagare un debito, per cui non è in vendita. Dato che non credo mi ripagherà in tempo, lo venderò presto. Solo i nobili ne saranno interessati, posso scommetterci.»

Grrrr, maledetti nobili! Avrei potuto leggere dei libri se fossi rinata come una nobile, giusto? Dio, perché mi hai resa plebea? Mi pervase la furia omicida nei confronti dei nobili. Erano ingiustamente benedetti dalla possibilità di vivere circondati dai libri sin dalla loro nascita.

«È la prima volta che vedi un libro, piccola?»

Annuii più e più volte senza distogliere lo sguardo dal volume. Era la prima volta che ne vedevo uno in questo mondo. Dato che solo i nobili ne possiedono e data la totale mancanza di librerie, questa potrebbe essere la mia prima ed ultima volta. Per cui!

«S-Signore! Ho una richiesta!» Serrai i pugni, e dopo essermi alzata di colpo, mi inginocchiai.

«Eh? Cosa ti prende?» Spalancò gli occhi mentre io mi inchinavo ai suoi piedi. Erano le basi per dimostrare la propria sincerità nel formulare una richiesta. E la forma suprema di sincerità era supplicare prostrata. Con il capo chino, gli confessai i miei veri sentimenti.

«So di non potermi permettere questo libro, ma la scongiuro, me lo lasci almeno toccare. Voglio strofinarci le guance. Voglio annusarlo e aspirare l’odore dell’inchiostro prima che venga portato via!» Nonostante la mia appassionata richiesta, tutto ciò che seguì fu un silenzio doloroso. Non mi rispose.

Alzai timidamente la testa e vidi che, per qualche ragione, l’uomo aveva un’espressione sconvolta e disgustata in volto, come se stesse guardando un maniaco da vicino. Eh…? Penso che la mia sincerità non l’abbia raggiunto.

«N-non so cosa ti stia passando per a testa… ma ho la sensazione di non doverti lasciare toccare quel libro.»

«No!» Provai a chiederglielo di nuovo, ma prima di riuscirci, il mio tempo era scaduto.

«Myne, sono tornata. Andiamo.»

Quasi piansi nel sentire la voce di mia madre. Quel libro era così vicino, ma non lo avevo ancora letto. Non l’avevo toccato. Non l’avevo nemmeno annusato.

«Cosa c’è, Myne? Ti ha fatto qualcosa?!»

«N-no!» Scossi velocemente la testa dopo che mamma si mise improvvisamente a fissare il signore. Se non avessi chiarito all’istante il malinteso, avrei recato danno a quell’uomo così gentile da avermi offerto rifugio dal macellaio e insegnato tutte quelle cose sui libri. «Ho una strana sensazione alla testa. Mamma, che mi hai dato da bere? Mi sento strana sin da quando mi sono svegliata.»

«...Aaaah, lo stimolante deve esser stato un po’ troppo per te. Starai bene se bevi un po’ d’acqua e riposi una volta tornata a casa.» Annuì, ma non sembrava rammaricarsi per aver fatto bere alla propria bambina un alcolico. Mi prese la mano e mi trascinò verso casa.

Mi voltai verso i due proprietari della bancarella e sorrisi intensamente. «Grazie per avermi permesso di stare qui.» Mi sarei sentita in colpa se non li avessi ringraziati. Stando ai ricordi di Myne, non era un’usanza radicata in quel mondo, ma decisi lo stesso di sorridere e agitare la mano in segno di saluto. I sorrisi erano importanti nel rendere le interazioni umane un successo. Ricambiarono il sorriso. Doveva aver funzionato.

«Myne, ti senti ancora male?»

«...Mhmm.»

Parlammo poco sulla via del ritorno, io nuovamente ancorata alla schiena della mamma. Rivolsi ancora una volta uno sguardo lungo la strada alla ricerca di qualche libreria, ma non ve ne era traccia. Ero partita pensando che avrei pregato per un libro illustrato per bambini e imparato lentamente a leggere le lettere, ma la giornata si era conclusa senza ottenere nulla.

Tutto ciò che avevo appreso era che non esistevano librerie. Vivevo in una città con un castello e magnifiche porte in pietra, ma che non aveva una sola libreria. Da quando quell’uomo aveva detto che i libri non venivano venduti, poteva essere che questa città non fosse speciale. Magari non esisteva alcuna libreria in tutto il mondo.

È terribile. Amavo i libri così tanto che potevo sopravvivere giorni anche senza mangiare, mi bastava poter leggere, ma ora mi stai dicendo di vivere senza libri, eh Dio? È crudele. Anche se avessi detto ai miei genitori di voler diventare una nobile per poter leggere dei libri, mi avrebbero trattato come un’adorabile bambina con dei grandi sogni assurdi.

Non potevo dirgli che non volevo esser nata in questa famiglia. Ma che, in fondo, mi sarebbe piaciuto nascere in una famiglia con le condizioni necessarie da potermi permettere di pescare tra gli averi perduti di un nobile e di ottenere, magari, un libro. Ma la situazione della mia famiglia è così tragica da demoralizzarmi. So che non importa quanto pianga o faccia i capricci, non riuscirei ad ottenere alcun libro. Senza librerie, non c’era verso di ottenere libri.

…E cosa dovrei fare? Non ho altra scelta che farli da me? A mali estremi, estremi rimedi. Avrò dei libri a tutti i costi! Non lascerò che la vita mi butti giù!