Stile di Vita Rinnovato

Se non ci sono libri, allora li produrrò io stessa. Dopo esser giunta a questa conclusione, il mio umore migliorò grazie all’ottimismo ritrovato.

Sfortunatamente non avevamo carta in casa. Me ne ero accertata mentre ero alla ricerca dei libri. In breve, dovevo comprare della carta, ma non sapevo dove la vendessero. Ancora una volta, non c’era alcun discount, centro commerciale, supermercato o cartoleria in città.

Quindi, dove potevo trovarla?  Dato che l’anziano al banco dei pegni aveva detto che ogni libro doveva essere copiato a mano, era possibile che dei libri con fogli bianchi al loro interno venissero venduti da qualche parte. Ma dove?

Magari c’era un negozio che vendeva solo carta. Se fossi stata in Giappone, avrei potuto rilegarli, scrivere su quaderni, spillare insieme fotocopie o, comunque, fare un qualunque cosa per procurarmi velocemente i miei libri improvvisati. In quel mondo, non era così semplice. Non c’era carta in casa mia. Per costruirmi dei libri avrei dovuto, per prima cosa, iniziare a cercarla.

Tornammo a casa dal mercato con questi pensieri che mi frullavano in testa e, per pura coincidenza, Tuuli era appena tornata dalla foresta. Sembrava che ci fosse andata per procurarsi legna da ardere, noci, funghi e varie erbe da utilizzare per condire la carne.

«Ehi, Tuuli. Cosa hai preso? Fammi vedere, fammi vedere.» Sbirciai nel cestino che conteneva il bottino e, presto, trovai una delle cose che stavo cercando. C’erano un certo numero di quei frutti simili ad avocado che avevo trovato poco prima mentre rovistavo per casa. Avevo visto mamma spremerli per ricavarci l’olio, quindi sapevo con certezza che avrei potuto ottenerci dell’olio di frutta. «Wow! Posso avere uno di quelli?»

Tuuli soppesò la mia richiesta per un attimo prima di dire: «Vuoi un meryl? Va bene, puoi averne un paio,» e me ne diede due.

«Grazie, Tuuli!» Sfregai la mia guancia contro il meryl mentre andavo dentro il ripostiglio per prendere un martello. Posso produrre dello shampoo!

Entusiasta diedi un colpo di martello. Slam! Il meryl esplose con un rumoroso spruzzo spargendo succo sia su di me che su Tuuli che mi aveva seguito per vedere cosa stessi facendo.

«...ehi, Myne. Perché l’hai fatto?» Tuuli, senza rimuovere il succo dalla sua faccia, mi rivolse un gran sorriso, ma il suo sguardo era freddo.

Tremai un po’ per paura davanti alla sua rabbia evidente. Uh oh, non va bene. Sembra molto, molto arrabbiata. «U-Uhm, Tuuli. Vedi, uhmmm, allora. Volevo l’olio, così...?»

«Non è così che si ricava l’olio da quel frutto! Che problemi hai?!»

Dai... non posso farci niente se non conosco il metodo adatto. La Myne dei miei ricordi distoglieva sempre lo sguardo ogni volta che Tuuli cercava di insegnarle qualcosa. Ogni cosa che diceva, diveniva così tanto distorta che non la capivo. Sembrava che Myne fosse gelosa, fino alla frustrazione, di Tuuli, che era in salute, energica e in grado di fare tutto ciò che lei non poteva fare.

Così tanti ricordi di Myne erano ricolmi di pensieri recitanti: “Non è giusto”, che non la rendevano simpatica ai miei occhi. Insomma, Tuuli è davvero una brava sorella maggiore: si prende cura di me e mi spiega cosa sbaglio anche se è arrabbiata.

Iniziai a pulire il meryl esploso mentre Tuuli si lamentava. Prima che finissi, la mamma tornò dal pozzo, rossa di rabbia, vedendo in che stato versavano le pareti. Non le importa nulla del pavimento e di quanto sia sporco, ma le importa così tanto delle pareti? Successivamente avrei appreso come a nessuno importasse veramente della sporcizia o della polvere, ma il succo della frutta avrebbe corroso il legno delle pareti rovinandolo, il che avrebbe rappresentato un bel problema.

Dopo aver finito di pulire, guardai prima il meryl rotto, poi la mamma e poi Tuuli. Volevo dell’olio il prima possibile, ma non sapevo a chi chiedere aiuto. Nel dubbio, optai la meno arrabbiata. Furtivamente sussurrai a Tuuli: «Tuuli, Tuuli. Come si ricava l’olio dal frutto? Me lo insegneresti?»

«Mamma, lo posso insegnare a Myne?» Nonostante il mio sussurrare, Tuuli emise un rumoroso sospiro e chiamò la mamma.

«Aaah. Chissà cosa potrebbe combinare se non glielo insegni. Fai pure.» disse mentre indicava il ripostiglio.

Sinceramente, non penso di poter esser incolpata per aver sbagliato a fare cose che non mi sono mai state insegnate. Se i ricordi di Myne fossero migliori, non commetterei così tanti errori.

Seguii Tuuli nel ripostiglio così che mi potesse insegnare. Gli strumenti per estrarre l’olio erano tutti lì.

«Il succo e l’olio del frutto penetreranno nel tavolo visto che è in legno, quindi non puoi romperlo come hai fatto prima. Per prima cosa devi mettere sotto questa tavoletta in metallo. Inizia mettendoci un panno sopra. Poi avvolgi il frutto nel panno. Se non lo fai, l’olio andrà ovunque. Ma dato che la maggior parte del meryl può essere mangiata, solitamente noi estraiamo l’olio dal nocciolo dopo aver mangiato il resto. Ti insegnerò ad estrarre l’olio dopo che avremo tolto il seme.»

 «Capisco perché vuoi utilizzare solo il nocciolo per l’olio, ma non so quanto ne abbiamo bisogno. Non posso aspettare così tanto. Estrarrò l’olio anche dal resto del meryl.» Avvolsi il meryl nel panno come mi era stato detto e iniziai a colpirlo col martello sopra alla tavoletta di metallo. Il martello era così pesante che a stento riuscivo a sollevarlo, ma dopo qualche sforzo sentì il frutto che lentamente si spezzava. Wow... forse sono brava?

«È così che si fa? Eheheh.» Strinsi il panno per far fuoriuscire l’olio strizzandolo con entusiasmo. Una piccola macchia scura si espanse lungo il panno. Era tutto. Colò una sola goccia d’olio. Sembrava che non avessi alcuna possibilità di estrarre tutto l’olio mi serviva.

«Myne, non è abbastanza. La tua mira è pessima. Non stai colpendo con forza e la tua postura è sbagliata. Hai rotto il frutto, ma il nocciolo è ancora intero.»

«Aww...Tuuuuuuli...» Ho fatto del mio meglio, ma non è abbastanza... guardai Tuuli in cerca di aiuto, e lei prese il martello dalle mie mani esalando un sospiro esasperato. Strinse la presa e lo sollevò in alto. Slam! Slam! Ad ogni pesante tonfo, il frutto e il nocciolo venivano frantumati più velocemente e più a fondo di quanto lo avessi fatto io. «Papà solitamente usa uno strumento pesante fatto per ottenere più olio senza usare il martello, ma dato che è troppo pesante per noi, dobbiamo rompere il frutto un po’ alla volta in questo modo.» A quanto pare, ai bambini, crescendo, venivano affidati lavori per adulti una volta diventati forti abbastanza da usare quegli attrezzi.

«Una volta che il nocciolo è del tutto frantumato, basta che strizzi il panno in questo modo e...» con me il panno si era appena inumidito, ma una volta che Tuuli iniziò a spremerlo, l’olio iniziò a colare sempre più per poi finire in una piccola ciotola posta al di sotto. Sentii il mio rispetto per Tuuli crescere man mano che l’olio aumentava.

«Wow, Tuuli, sei bravissima! Grazie!»

«Ricorda di pulire una volta che hai finito, Myne. Forza, pulisci.»

Ecco... non so proprio cosa tu intenda dire con “pulire”. Dopo avermi visto boccheggiare come un pesce fuor d’acqua, Tuuli scosse la testa e mi fece vedere come fare.

Le piace davvero prendersi cura delle persone, pensai tra me e me mentre mettevo via gli strumenti. Una volta terminata la pulizia, guadai dentro la ciotola colma di olio denso e bianco. Inspirai profondamente. Più era forte l’odore, migliore sarebbe stata la qualità dello shampoo.

«Tuuli. Posso avere anche delle erbe? Qualsiasi cosa profumi va bene.»

«Solo qualcuno, intesi?»

«Va bene!» Con il suo permesso, prelevai un po’ di erbe dal suo cestino e le annusai una ad una, scegliendo le migliori per poi frantumarle con le dita in una ciotola. Se avessi potuto trasferire il loro profumo nell’olio, lo shampoo sarebbe stato buonissimo. Una volta messe le erbe, va aggiunto il sale…

Iniziai a pensare a come poter produrre al meglio lo shampoo quando mi accorsi che Tuuli prese la ciotola di olio e iniziò a portarla in giro raggiungendo la mamma che stava preparando la cena.

«Tuuli! No! Che stai facendo?!» Rapidamente la strappai dalle sue mani e mi accovacciai, portandola istintivamente al petto per proteggerla. Tuuli, vedendomi, mise una mano sui fianchi. Era chiaramente arrabbiata. «Si rovinerà se non lo mangiamo subito, no? L’olio non avrà un buon sapore se ci penetra troppo il profumo delle erbe.»

«Non puoi mangiarlo!» Voglio farci uno shampoo, non lascerò che qualcuno lo mangi! Le parole di Tuuli non mi importavano. Non volevo rinunciare alla mia unica possibilità di poter produrre lo shampoo. Avevo sofferto fin troppo per quei capelli sporchi.

«Myne! Tuuli è andata a raccoglierle personalmente! Non essere egoista!» La mamma si arrabbiò assieme a mia sorella, ma avevo avuto il permesso sia per le erbe che per il meryl. Erano mie. Non erano più sue, ma mie.

«Non mi sto comportando da egoista! Me le ha date lei!» Agitai la testa e mi preparai a difendere il mio olio fino alla morte. La mia testa prudeva così tanto che non potevo sopportarlo un minuto di più e, davanti a me, c’era un modo per produrre dello shampoo. Niente si sarebbe messo contro di noi.

Come se avessero capito che non mi sarei arresa per nessun motivo, entrambe sospirarono rassegnate e rinunciarono. Inspirai sollevata per essere riuscita a proteggere il mio olio e aggiunsi un pizzico di sale. Il sostituto dello shampoo era completo grazie alla mia vecchia mamma che era ossessionata dal “vivere naturale ecologico”.

«Mamma, posso avere dell’acqua calda?» Stesi un panno impermeabile, che di norma usavamo per lavarci, e ci posai la ciotola d’olio prima di prendere una bacinella da mamma. Avevo chiesto un po’ dell’acqua calda che utilizzava ogni giorno per preparare la cena. Annuì e riempì la bacinella che misi, a sua volta, sopra il panno impermeabile.

Mi allungai, pronta per lavarmi, ma all’ultimo istante mi fermai. Non sarei riuscita a sciacquarli dopo averci messo lo shampoo come facevo normalmente. Avevo una sola bacinella. Come potrei fare?

«Mhmm, credo che prima dovrei semplicemente diluirlo.» Era l’unico modo per poterne lasciarne un po’ sui miei capelli senza crearmi problemi. Versai disordinatamente il falso-shampoo finito dentro la ciotola e lo mescolai.

«Myne?! Che stai facendo?!»

«Eh? Mi sto lavando i capelli?»

Tuuli era sbalordita. Non avevo visto nessuno di loro usare lo shampoo da quando ero giunta qui, potevo dedurre che, lavarsi i capelli, non era un’usanza di questo mondo. Non avrebbe capito anche se lo avessi spiegato. Avrei potuto mostrarle cosa stavo facendo. Vedere per credere.

Tolsi la forcina e immersi i miei capelli nella bacinella iniziando a lavarli. Li strofinai con l’acqua e ne rovesciai su un po’ più volte così da arrivare sino alle radici.

Iniziai gentilmente a massaggiarmi il capo. Le mie mani erano deboli e le mie braccia corte, cosa che rendeva il tutto difficile. Ma anche in quel modo, ripetei i movimenti fino a quando non mi ritenni soddisfatta prima di strizzarli e asciugarli con un logoro panno che come “asciugamano” aveva solo il nome.

Dopo aver strofinato la testa un po’ di volte per togliere quanto più shampoo possibile, passai un pettine tra i miei capelli. Erano diventati quasi neri per la sporcizia, ma ora erano quasi del tutto tornati al loro originario blu scuro.

Wow, sono davvero belli. Scorsi le dita tra i miei capelli e li annusai. Profumavano leggermente di gelsomino. La mia vita, di recente, implicava vivere tra odore di sudore e sporcizia. Il solo atto di annusare qualcosa, oltre al mio stesso fetore, mi rendeva felice. Missione completata con successo.

«Cosa? Uh? Myne, i tuoi capelli sono così belli e blu scuro. Hanno lo stesso colore del cielo notturno. I tuoi occhi così sembrano delle lune!»

Mhmm... allora, i miei occhi sono dorati o gialli. Forse. Ora, conoscendo il colore dei miei occhi, guardai quelli blu di Tuuli e mi persi in una breve riflessione sulla genetica ereditaria prima di decidere che sarebbe stata solo una perdita di tempo.

«Myne, cos’è?»

«È del semplice (shampoo tutto-in-uno). Vuoi provarlo anche tu? Ce n’è abbastanza per entrambe.»  Mi accorsi dell’espressione curiosa di Tuuli e le feci cenno in direzione della bacinella. Entrambe dormivamo nello stesso letto, quindi era meglio se eravamo fossimo state pulite. In più, il suo bel volto era sprecato sotto tutta quella sporcizia. Volevo che Tuuli fosse pulita e magari l’avrebbe indotta a produrre più shampoo per noi.

«Sei tu che hai raccolto il meryl e le erbe, Tuuli. Non preoccuparti. Hai anche spremuto l’olio per me.»

Tuuli rivolse un sorriso smagliante al mio invito e iniziò a sciogliersi la treccia. Doveva avermi guardato per tutto il tempo, perché immerse velocemente i suoi capelli nella bacinella e iniziò a lavarli come avevo fatto io.

...Aaah, si è dimenticata un pezzo. Misi una mano nella bacinella e raccolsi dell’acqua calda per rovesciarla sulla parte della testa di Tuuli che aveva tralasciato. Pulito, pulito, super puliiiiiiiiiiito.

«Tuuli, penso sia abbastanza.» Le porsi il panno e lei si asciugò ripetutamente prima di pettinarsi come avevo fatto io. Erano diventati setosi. Si posavano come onde sulle spalle e sembrava quasi fossero stati acconciati appositamente in quel modo; la luce formava un’aureola sulla sua testa. Era più adorabile di prima.

«Wow, i tuoi capelli ora sono bellissimi. Ed hai un buon profumo.» Mhmm. Le ragazze adorabili meritano di essere carine e profumate.

Notavo con una certa soddisfazione che Tuuli continuava a pettinarsi. Non potevamo produrre abbastanza shampoo per lavarle i capelli ogni giorno, ma magari ora era da considerarsi uno dei miei compiti lavarle i capelli di tanto in tanto e mantenerli puliti.

Iniziai a sistemare dato che avevamo finito, ma la mamma si precipitò, dicendo «Ferme qui!» e iniziò ad usarlo lei stessa.

Di questo passo, credo proprio che mi lasceranno prendere più meryl per farci lo shampoo. La mia missione è mantenere la famiglia pulita.

Mi appisolai, contenta che la mia testa non prudesse più.

Dal mio arrivo, la prima cosa che avevo visto svegliandomi ogni giorno era una tela di ragno. Ora ero pulita e volevo che anche tutto quello che mi circondasse lo fosse. Indipendentemente da quanto fossi entusiasta di mettermi all’opera, il mio debole fisico non me lo permetteva. Il massimo che potevo fare, con il mio piccolo e debole corpo, era provare a pulire il letto.

Poiché papà aveva il giorno libro, gli domandai di stendere la mia coperta al sole. «Papà, una volta che la mia coperta sarà asciutta, puoi togliere la ragnatela?»

«La ragnatela? Perché…?» Era talmente abituato che non le considerava come sporcizia.

Dopo aver pensato un po’, mi strinsi alla gamba di mio padre. «F-Fa paura». Non era del tutto falso: se mai avessi dovuto svegliarmi con un ragno che mi penzolava davanti al viso, avrei urlato così forte che tutti i presenti mi avrebbero paragonato ad una sirena. Il solo pensiero mi spaventava. La pericolosa ragnatela doveva sparire il prima possibile.

«Hai paura dei ragni, Myne? Va bene allora. Ci pensa papà.»

«Yaaay! Grazie, papà. Mi farebbe molto piacerebbe se pulissi anche tutto intorno.»

«Va bene, va bene. Vuoi che i ragni spaventosi vadano via, ho ragione? Lascia che ci pensi papà.»

Il soffitto ora è sistemato. Mio padre tolse dal soffitto l’unico ostacolo che non sarei stata in grado di superare da sola. Da lì in poi avrei fatto ciò che potevo, dove potevo, un po’ alla volta.

«Mamma, dov’è la scopa?»

«Proprio qui. Perché? Hai rovesciato qualcosa?»

«Voglio solo pulire la nostra stanza.»

«Va bene. Se è ciò che vuoi, fa’ pure.»

Presi la scopa e iniziai a spazzare tutto il pavimento della camera da letto. La polvere svolazzava nell’aria. Per una come me, cresciuta in una cultura dove nessuno indossava le scarpe dentro casa, era sconcertante vedere il pavimento di una stanza da letto talmente sporco che il sudiciume era visibile a occhio nudo.

Volevo, con tutto il cuore, dormire in una stanza pulita, non importava quanto ci avrei messo. Continuai a spazzare, spostando una crescente massa di sporcizia. Spazzare non era tutto questo gran problema, di per sé, dal momento che la nostra casa aveva a malapena dei mobili.

Devo diventare più forte. Il solo spazzare era abbastanza da farmi girare la testa. Rinunciai a pulire, per il momento, e mi presi una pausa. Di questo passo, quanto tempo avrei impiegato prima di poter dire di vivere una casa pulita?

«Myne. Perché pulire la stanza da letto se poi lasci un mucchio di sporcizia vicino la cucina? Devi spazzarlo fuori dalla porta... Sembri star male.»

La mamma fece capolino nella stanza da letto dopo aver visto il mucchio di sporcizia che avevo spazzato nella cucina e sospirò. Mi mise a letto, prese la coperta dalla finestra e mi coprì. «Apprezzo l’entusiasmo, ma hai bisogno di riposare adesso. Finirà per sporcarsi di nuovo, perché pulirla?»

Mamma...è proprio per questo che sento il bisogno di pulire ora. Devo fare in modo che non possa accumularsi. Nonostante la mia determinazione, il mio corpo non riusciva a stare al passo. Non potevo far altro che pulire pigramente un poco alla volta ogni giorno. Mi rotolai nella mia parte di letto e mi toccai i capelli dopo che questi mi scivolarono davanti gli occhi.

Bene... ora che i miei capelli sono puliti devo concentrarmi sul trovare della carta.