Eina

Parte 3

Il giorno dopo trovai un messaggio con allegato di Eina sul cellulare.

Pensavo che mi avesse mandato alcune delle sue idee o una bozza del suo romanzo, ma quando lo aprii rimasi esterrefatto.

Era il testo completo, il suo romanzo finito.

«Non è possibile. Ma come ha fatto?»

Erano circa 5000 parole: perfette per un racconto breve.

Shuu: Grazie infinite! È incredibile! Sei riuscita a scriverlo tutto la scorsa notte?

Scrissi a Eina, ancora in pigiama. La risposta arrivò un secondo dopo.

Eina: Sono rimasta sveglia tutta la notte.

Shuu: Mi avevi detto di non aver mai scritto prima? Sei stata formidabile!

Eina: Ehehe.

Shuu: Gli darò una veloce lettura e ti segnalerò le imprecisioni e gli errori di battitura. Magari anche qualche consiglio su come rimaneggiare una scena o un pezzo della storia. Cosa ne dici?

Eina: Va benissimo!

Mentre andavo a scuola pensai a chi fosse veramente questa “Eina”.

Era riuscita a scrivere così tanto in una sola notte...

Forse era una studentessa delle medie o delle superiori… o una matricola universitaria? Magari una ragazza che aveva iniziato da poco a lavorare? Avrei fatto meglio a chiederglielo direttamente.

Mi ritrovavo nell’aula del club, da solo, a dare una rapida lettura al testo di Eina dal cellulare. Era un racconto per ragazzi.

La trama era qualcosa del genere:

La protagonista era una studentessa delle superiori che incontrava, sul tetto della propria scuola, il fantasma di un’altra studentessa. Quest’ultima, morta a causa di un incidente stradale, aveva chiesto alla protagonista di concederle il suo corpo per un singolo giorno. In quel giorno avrebbe potuto incontrare un ragazzo e confessargli i propri sentimenti. Il ragazzo, però, era lo stesso che piaceva alla protagonista…

Durante lo svolgimento della vicenda avrebbe provato diverse esperienze extrasensoriali, fluttuando in aria e vivendo in prima persona l’appuntamento fra la sé stessa fantasma ed il ragazzo in questione, per poi rimanere colpita dalla profonda felicità che legava i due. Alla fine, la protagonista decideva spontaneamente di tirarsi indietro e lasciare che il loro amore sbocciasse.

Era una storia abbastanza triste, scritta bene, che arrivava dritta al cuore. Aveva più che surclassato le mie aspettative.

Allora… Questo punto non è proprio semplice da capire… forse sarebbe il caso di rivedere questo pezzo per far comprendere meglio le sue motivazioni… ci sono dei momenti dove non è esattamente chiaro ciò che pensa… Buttai giù qualche nota, mentre riflettevo tra me e me.

Dovevo ammettere che era davvero bella. Se mi avessero chiesto se valeva la pena di buttare giù quelle note, la risposta sarebbe stata comunque sì: bisognava rendere il tutto molto più intenso e coinvolgente.

Non è semplice riuscire a scrivere un racconto completo; tutti gli autori concordano.

Per esempio, anche se un autore scrive un bel pezzo, con un filo logico e sensato, non è del tutto anomalo che altri suoi colleghi non la pensino allo stesso modo e adducano ad errori nella forma e nella semantica. Era quindi fondamentale avere una terza persona che leggeva il testo, segnalava eventuali revisioni da effettuare al fine di migliorare e definire alcuni concetti e momenti fondamentali per la trama. Allo stesso tempo, si trattava di un lavoro delicato e di fino: se un autore consegnava un pezzo, lo faceva pensando di aver scritto un’opera geniale; inondarlo di note e correzioni avrebbe potuto demoralizzarlo.

Inoltre, non ero un editor professionista, ma semplicemente uno a cui piaceva leggere romanzi, un membro di un club di letteratura. Potevo benissimo commettere qualche errore.

Sarei stato in grado di trasmettere le mie opinioni, senza urtare la suscettibilità dell’autore? Sarei riuscito a fargliele recepite in maniera corretta?

 

Fino ad ora, avevo parlato di persona con i diretti interessati nell’aula del club. Ma con Eina… come avrei dovuto fare?

Non sapevo chi fosse realmente o se fosse effettivamente una ragazza. Poteva essere anche una persona pericolosa, ma non avevo modo di scoprirlo. Non sapevo nemmeno dove vivesse. Io abitavo a Chiba… e se lei, invece, in Hokkaido o Okinawa? Non sarebbe stato facile incontrarsi.

«...»

A quel pensiero, diedi di nuovo un’occhiata al testo sul cellulare.

Sapevo che non ci sarebbe stato modo di vederci ma, dentro il mio cuore, volevo incontrarla, volevo conoscerla, volevo poterle dire che quel racconto era meraviglioso.

No, non accadrà mai... Pensai, sospirando tra me e me, mettendo un freno a quel mio desiderio. Riflettendoci con calma, non c'era un vero e proprio motivo. Come potevo farle avere le mie considerazioni…

Potevo metterle in un file.

Tirai fuori uno dei laptop a disposizione del club e lo collegai al cellulare. Andai a vedere quale fosse il file da scaricare.

«Mmmh… questo?»

C’era qualcosa di strano… la data dell’ultima modifica del file ricevuto da Eina riportava: xx/09/2013.

Eravamo nell’anno 2018, cioè 5 anni dopo.

Aveva mentito dicendo di essere stata sveglia tutta la notte, quando poi non ha fatto altro che inviarmi qualcosa che aveva scritto qualche anno prima?

Si stava prendendo gioco di me?

Ma perché? I fatti comunque non cambiavano: il risultato finale era davvero buono…

Forse qualche impostazione del suo computer era settata male? Ma com’era possibile?

Senza pensarci troppo, iniziai a scrivere le mie considerazioni in quel file.

***

Una volta tornato a casa, dopo aver mangiato, scrissi un messaggio ad Eina.

Shuu: Ho letto la storia. Non era male.

Un secondo dopo, la risposta.

Eina: Sul serio?

Shuu: Sì, sì! Mi sono sentito molto triste quando ho terminato di leggerla ed anche il finale non è per nulla scontato. Penso che sia un gran bel romanzo.

Eina: Sei troppo gentile. Grazie.

Sembrava una ragazza timida.

Shuu: Ho evidenziato alcuni errori di battitura e di sintassi, ma…

Eina: Ah, bene.

Shuu: Ho aggiunto qualche commento. Ti va’ di dargli un’occhiata?

Allegai il file e lo inviai.

Eina: È arrivato.

Shuu: Riesci ad aprirlo?

Eina: Fammi vedere… Ahhhhhhhh.

Shuu: Che succede?

Eina: Scusa! Mi dispiace tantissimo!

Eina continuava a scusarsi.

Dannazione. Avevo fatto troppe correzioni. Forse avrei dovuto fare più attenzione: ricevere troppe annotazioni sul primo tentativo di scrivere un racconto non era proprio il massimo.

Shuu: Non devi scusarti, è del tutto normale.

Eina: Mi dispiace… ti ho solo fatto perdere tempo.

Non andava bene. Non aveva completato il messaggio… dovevo trovare assolutamente un modo per…

Cosa dovrei fare?... Mmmh? All’improvviso, lo schermo del cellulare si accese, segnalando una chiamata in arrivo. Cliccai sul pulsante “Accetta” istintivamente.

Portai il cellulare all’orecchio e mi misi in ascolto.

E poi…

«Pronto?»

Una voce bellissima, da soprano… da togliere il respiro.

Era leggermente più alta di quello che avevo immaginato. Aveva un suono pulito.

«Pronto. Sono Shuu. P-Piacere di conoscerti.»

«II piacere è tutto mio.»

Sembrava che fosse talmente vicina da poterne avvertire il respiro.

«…»

«…»

«Allora…»

«Ecco…»

La conversazione si fermò per un attimo dopo aver parlato contemporaneamente.

«…Vai, prima tu.»

«Sì, come dire. La storia…»

«…»

Anche se solo per telefono, avvertivo il suo forte nervosismo. Forse se l’era presa.

Dovevo cercare di essere il più gentile possibile.

«È molto bella.»

«Sul serio? Ma vedo che hai fatto tante correzioni…»

«Le correzioni ci sono proprio perché la storia funziona e sono sicuro che potrebbe solo migliorare. Scusami, forse sono stato un po’ troppo severo, ma credimi, la tua storia vale.»

«Sono io quella che dovrebbe scusarsi. Ci sono… ovunque.»

«È il tuo primo lavoro. Se pensi che siano troppe, puoi cliccare su “non accetta revisioni” e tenerlo così com’è. In fondo, non ho trovato niente di significativo…»

«No! Tu ci hai messo tanto impegno e tempo. Farò del mio meglio per rivedere ogni singola nota!»

La sua voce era molto più motivata, e sentirla mi fece passare l’agitazione che avevo dentro. Parlare a voce era fondamentale.

«Uhm, visto che ci siamo… posso farti qualche domanda?»

«Certo!»

«Che cosa vuoi dire nel tuo primo commento 'descrivere meglio lo stato psicologico della protagonista'?»

«Ah, quello. Sarebbe opportuno introdurre una descrizione sul perché lei abbia lasciato che la ragazza-fantasma entrasse nel suo corpo… questo potrebbe creare maggiore empatia tra le due ragazze, non credi?»

«Hai ragione! Poi, alla pagina successiva…»

La conversazione proseguì così, in modo pacato e rilassato, fino alla fine del romanzo.

«È tutto! Hai altre domande?»

«No, no… Grazie infinite!»

«Sicuramente anche io avrò scritto qualche considerazione errata Fammi sapere cosa ne pensi.»

«Non preoccuparti, non credo ce ne siano!»

E così, lessi e rilessi il pezzo di Eina durante il fine settimana.

Il suo racconto era ultimato.