Eina

Parte 4

«Shuu, cosa dovremmo farci con questo testo?» Chiese Ruka dopo aver terminato la lettura. Era lunedì ed eravamo entrambi nell’aula del club di letteratura.

Ruka era una studentessa che frequentava il club da tre anni. Era una ragazza con un sorriso affabile, gentile e dai lunghi capelli mossi. Il suo tono di voce era molto pacato. Quando ero con lei, mi sentivo sempre molto rilassato e del tutto a mio agio.

«Una conoscente!» Dissi senza pensarci, anticipando quella che sarebbe stata la domanda successiva di Ruka.

«Conoscenteeeeeeeee?»

«È un segreto! L’autore vuole rimanere anonimo.»

«Mah…»

Voleva saperne di più, ma non potevo mica dirle che era di qualcuno che avevo conosciuto tramite chat? Si sarebbe solamente preoccupata.

«So che te lo sto chiedendo con poco preavviso ma… riusciresti a buttare giù una copertina?»

Ruka non scriveva. Preferiva dedicarsi alle illustrazioni e alle copertine. Naturalmente, le piaceva molto leggere ma non era il tipo da scrivere un romanzo, preferiva disegnare. La persona giusta nel posto giusto.

C’erano anche altri due membri del terzo anno che si dedicavano principalmente alla scrittura. Purtroppo, si trattava di quei due studenti che si erano ritirati per concentrarsi sugli esami.

«Posso consegnarti qualcosa venerdì?» mi chiese Ruka sorridendo.

«Certamente. Ti ringrazio… so che sei molto impegnata con lo studio.»

«Non ti preoccupare. Mi dispiacerebbe perdere quest’aula. Voglio aiutarti il più possibile.»

La sua gentilezza e la sua determinazione mi colpirono.

La cover era sistemata. Sarebbe stata pronta per venerdì, e sabato avrei avuto tutto il tempo per stampare il romanzo e renderlo disponibile per la pubblicazione lunedì.

Avrei dovuto chiedere il permesso al Consiglio Studentesco per usare la loro stampante. Sarebbe stato frustrante. Avrei dovuto parlare con la Presidentessa Minekawa, e l’idea di vederla non mi allettava per niente.

Dovevo andare. Salutai Ruka e mi incamminai verso l’ufficio della presidentessa.

«Buongiorno… è permesso?»

Bussai ed entrai. Tutti i membri erano assorti a svolgere i loro compiti con il capo chino sulla scrivania. Sembrava che nessuno avesse notato la mia presenza.

Dato che non avevo nessuna fretta, attesi alla porta.

«Va bene. Devo parlare con il Club del Baseball e…»

La presidentessa stava lavorando alla sua scrivania. Non potevo far altro che aspettare in un angolo.

Sembrava impegnata con i club sportivi. 

Aveva un bellissimo sorriso, uno di quelli che ricordava molto i meravigliosi dipinti in cui vengono raffigurate immagini sacre.

Era decisamente fotogenica.

«Club di Letteratura…»

Mi notò e si avvicinò, aggrottando le sopracciglia. Sembrava che fosse infastidita dalla mia presenza.

Sorrisi forzatamente.

«Posso aiutarti in qualche modo? Siamo molto impegnati ora.»

Anche stavolta, le sue furono parole fredde e inespressive.

«Questo sabato vorrei avere il permesso di usare la vostra stampante. È disponibile?»

«Sì»

Si voltò e prese un registro da una mensola.

«Scrivi nome, classe e giorno in cui vorresti usarla.»

Feci esattamente come mi aveva indicato.

«Cosa dovresti stampare?»

«Un nuovo romanzo.»

«Hai scritto qualcosa?»

«Io. No.»

Visto che avevamo introdotto l’argomento, mi feci coraggio e chiesi dell’aula del club.

«Mi scusi, Presidentessa. Dato che ci stiamo impegnando e, a breve, pubblicheremo un nuovo romanzo, perderemo comunque l’aula?»

«Non sono io a decidere, ma se continuerete con le pubblicazioni ne terrò conto.»

«Lo prometto. Continueremo!»

«Certo. Ne discuteremo nella riunione di domani. Ma avrei un’altra condizione...»

«C-Condizione?»

«Vorrei avere una copia di quel romanzo.»

«Anche se, comunque, l’avremmo distribuita gratis?»

Tutto quello che veniva pubblicato veniva messo a disposizione negli svariati spazi e bacheche dei vari piani dell’edificio scolastico, con una targhetta che recitava: “Prendine uno”.

«Portami una copia.»

«Perché?»

«Perché non dovresti? Dopotutto mi esporrò per qualcosa di già deciso.»

Ero sicuro che l’avesse fatto per aggiungere ancora più tensione al momento ma ero pronto a tutto, pur di difendere l’aula del nostro club.

Risposi senza nemmeno doverci pensare.

Ritornò alla scrivania, senza ringraziare o accennare un saluto. Non riuscii nemmeno a ringraziarla.

Aveva sempre dei modi bruschi. Sapevo che fosse una persona pratica ma almeno un sorriso lo rivolgeva alle persone che frequentava. Con me era sempre infastidita.

«Sono sicuro che mi odia…»

Sospirai, camminando nel corridoio, tornando con la mente al momento in cui la incontrai per la prima volta.

Il primo giorno di scuola. Ero, sotto mia stessa ammissione, un “topo da biblioteca”: il classico tipo che amava curiosare fra i vari libri presenti in scuola. Quella sera, dopo le lezioni, avevo deciso di recarmi in biblioteca. Amavo le aule studio e le biblioteche: quando erano stracolme di libri, mi emozionavano. La polvere che si accumulava sui vecchi tomi dava un tocco di austerità ai volumi impilati sulle varie mensole.

Passeggiavo fra gli scaffali quando mi fermai ad un angolo.

«Oh!»

Avevo trovato uno dei miei libri preferiti di fantascienza e, senza accorgermene, avevo allungato la mano per prenderlo.

Era un libro che parlava del tempo: La Porta verso l’Estate.

C’era stata anche un’altra persona che cercava di raggiungerlo.

«Prego.»

Retrassi la mia mano.

«Sei sicuro?»

«Certo, l’ho già let…to.»

Vidi la figura a cui apparteneva quella mano e rimasi senza parole.

Era una ragazza talmente bella da perdere il fiato.

Era la Presidentessa Cattiva, Minekawa Yukino.

«Sei per caso Yagi Shuu della classe A?»

«S-Sì…» risposi, sostenendo a malapena il suo sguardo.

Come faceva a conoscere il mio nome? Era il primo giorno di scuola…

«Sono Minekawa Yukino, classe B. Piacere di conoscerti.»

«P-Piacere… m-mio.»

«Ti piacciono… i libri?»

«Sì, molto. A te?»

«Anche.»

«Fai parte del club di letteratura?»

«Devo ancora decidere. Ci sono tante altre cose che vorrei fare...»

«Capisco. A me piacerebbe iscrivermi… potremmo incontrarci di nuovo se deciderai di unirti.»

«...Lo terrò a mente.»

Non dimenticherò mai quel suo sorriso.

Alla fine, non si iscrisse mai al club e perdemmo ogni contatto. Fu la prima e l’ultima volta che la vidi in quel primo anno scolastico.

Al secondo, fummo assegnati alla stessa classe, e lei iniziò ad avere un atteggiamento freddo e distaccato nei miei confronti. Ci scambiavamo due parole a malapena. Era proprio per questo che non capivo perché mai mi odiasse a tal punto.

La vita è davvero piena di misteri.